Tali schemi posologici sono realizzabili solo in ambito ospedaliero, per cui nei pazienti affetti da EI è necessaria, generalmente, una degenza prolungata. Questo comporta notevoli costi di gestione, occupazione prolungata di posti letto e senso di frustrazione nei pazienti che, una volta ottenuta la stabilizzazione clinica, restano in ospedale fondamentalmente con il solo scopo di assumere la terapia.
Per ovviare a questa situazione sono stati compiuti in passato alcuni tentativi di terapia antibiotica orale dell’ EI2, che, tuttavia, hanno sortito esito positivo solamente nella cura di pazienti tossico-dipendenti affetti da endocardite del cuore destro3. Nel 2019 è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine4 il primo trial randomizzato (POET Partial Oral versus Intravenous Antibiotic Treatment of Endocarditis) in cui pazienti affetti da endocardite del cuore sinistro provocata da svariati agenzi eziologici tra cui Stafilococco aureo, Stafilocchi coagulasi-negativi, Enterococchi e Streptococchi, venivano trattati inizialmente con terapia antibiotica endovenosa. I pazienti in cui, in media dopo 10 giorni di terapia, erano evidenti segni di efficacia della stessa (scomparsa della febbre, negativizzazione delle emocolture, riduzione degli indici di flogosi) ed in cui l’ecocardiogramma transesofageo escludeva complicanze perivalvolari (ascessi, fistole, pseudoaneurismi) venivano assegnati o alla prosecuzione del trattamento endovenoso in ambito ospedaliero o al trattamento orale che comprendeva almeno due tipi di farmaco con diverso meccanismo antimicrobico con un dosaggio che veniva stabilito in base a test di sensibilità in vitro. Il trattamento orale veniva assunto nell’80% dei pazienti eleggibili a domicilio. Alla fine del periodo di osservazione non venivano registrate differenze significative (il trial era impostato per dimostrare la non-inferiorità del trattamento orale) per quanto riguardava l’end-point primario definito da un insieme di mortalità per tutte le cause, necessità di intervento cardiochirurgico non programmato, eventi embolici o recidiva di batteriemia entro 6 mesi dalla fine del trattamento antibiotico. Inoltre ad un follow-up prolungato di 3.5 anni l’end-point combinato primario si era verificato nel 38.2% dei pazienti con trattamento ev e nel 26.4% dei pazienti trattati con antibiotici orali (HR 0.64; 95%CI 0.45-0.91)5.